
Kahlil Gibran
Il matto
Fu nel giardino di un manicomio che incontrai un giovane dal volto pallido, bello e pieno di stupore.
E mi sedetti accanto a lui sulla panca, e chiesi: «Perché sei qui?». […]
Fu nel giardino di un manicomio che incontrai un giovane dal volto pallido, bello e pieno di stupore.
E mi sedetti accanto a lui sulla panca, e chiesi: «Perché sei qui?». […]
Ci sono vari gradi di pazzia e più sei matto e più la tua pazzia risulterà evidente agli occhi degli altri. […]
Non è mica la morte che importa, è la tristezza, è la malinconia.
Lo stupore. Le poche buone persone che piangono nella notte […]
Ho scritto migliaia e migliaia di poesie.
Ma non ne ho conservata nessuna. […]
L’uomo non è nato per soffrire, ma è nato per la felicità.
Io sono passata attraverso il tunnel del dolore che in realtà è stata […]
È come se fossi diventata angelo e volassi verso cieli più azzurri.
Ma questi cieli soffocano il corpo, lo uccidono. […]
Ma se non altro dove sto io la gente ha superato un certo livello di confusione.
Ciascuno sa bene […]
Perché la pazzia, amici miei, non esiste.
Esiste soltanto nei riflessi onirici del sonno e in […]
Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado […]
L’unica differenza tra me e un pazzo, è che io non sono pazzo.