Un Arbero d’un bosco
chiamò l’ucelli e fece testamento:
– Lascio li fiori ar mare,
lascio le foje ar vento,
li frutti ar sole e poi
tutti li semi a voi.
A voi, poveri ucelli,
perché me cantavate le canzone
ne la bella staggione.
E vojo che li stecchi,
quanno saranno secchi,
fàccino er foco pÈ li poverelli.
Però v’avviso che sur tronco mio
c’è un ramo che dev’esse ricordato
a la bontà dell’ommini e de Dio.
Perché quer ramo, semprice e modesto,
fu forte e generoso: e lo provò
er giorno che sostenne un omo onesto
quanno ce s’impiccò.
Lettura di DadoPlath
Trilussa – Il testamento di un albero (traduzione)
Un albero di un bosco
chiamò a sé gli uccelli per fare testamento;
Lascio i miei fiori al mare;
Lascio le mie foglie al vento;
I miei frutti al sole
e poi tutti i semi a voi.
A voi poveri uccelli
che cinguettavate per me
nella bella stagione.
Voglio che i miei rami
quando saranno secchi,
servano al fuoco per i poveretti.
Però e di ciò vi avviso,
sul mio tronco c’è un ramo
che deve essere memoria
per la gloria degli uomini e di Dio.
Poiché quel ramo semplice e modesto
fu forte e generoso: e lo provò
il giorno che sostenne un uomo onesto
quando ci si impiccò