C’è questo muro bianco, sopra il quale il cielo crea se stesso –
infinito, verde, assolutamente intoccabile.
Vi nuotano angeli, e le stelle, anch’essi nell’indifferenza.
Sono il mio elemento.
Il sole si dissolve su questo muro, colando le sue luci.
Un muro grigio ora, artigliato e insanguinato.
Non c’è via d’uscita dalla mente?
Alle mie spalle gradini scendono a spirale dentro un pozzo.
Non ci sono alberi o uccelli in questo mondo,
c’è solo acredine.
Questo muro rosso sussulta in continuazione:
un pugno rosso, che si apre e si chiude,
Due sacchetti grigi di carta –
è di questo che sono fatta, di questo e del terrore
di essere portata via distesa sotto croci e una pioggia di pietà.
Su un muro nero, uccelli senza nome
ruotano il capo e gridano.
Non si parla di immortalità, fra costoro?
Freddi vuoti ci muovono incontro;
avanzano frettolosi.
Lettura di DadoPlath