Sarai, amore,
un lungo addio che non finisce?
Vivere, dal principio, è separarsi.
Già fin dal primo incontro
con la luce, e le labbra,
il cuore percepisce quell’angoscia…
di dover esser cieco e solo un giorno.
Miracoloso ritardo, l’amore,
del suo termine stesso:
è prolungare il fatto magico,
che uno e uno siano due, di contro
alla prima condanna della vita.
Con i baci,
col dolore e col petto si conquistano,
in affannose zuffe, godimenti
che sembrano giochi,
o giorni, terre, spazi favolosi,
la grande disgiunzione che è in attesa,
sorella della morte o proprio morte.
Ogni bacio perfetto scosta il tempo,
lo getta indietro, amplia il mondo breve
dove ancora è possibile baciare.
Non ha il suo culmine l’amore
quando arriva o si trova:
ma nella resistenza a separarsi
dove si può sentire,
altissimo, nudo, tremante.
Né la separazione è quel momento
in cui le braccia, o voci,
con segni materiali si congedano.
È di prima, di dopo.
Se si stringono mani, se si abbraccia,
non è mai per dividersi,
ma perché l’anima alla cieca sente
che la forma possibile di stare
insieme è un lungo, e chiaro congedo.
E che è l’addio ciò che è più sicuro.
Lettura di Gianni Caputo
Lettura di Gerolamo Alchieri
Una risposta
Poesia bellissima come tutte quelle di Salinas.
Resa preziosa dalla splendida lettura dell’amico Gianni Caputo e di una seconda di Gerolamo Alchieri.
Addio, una parola che si usa poco se non quando si parla di amori che finiscono.
Una parola dal suono definitivo, una parola che da’ un senso di freddo, che fa venire voglia di toccare ferro 😏
Allora noi freghiamocene dei tristi sottintesi di questa parola e godiamoci la poesia 😍😘💚💛