Che cosa dovrei cantare?
Io,
che sono odiata dalla vita.
Non
c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare.
Perché
dovrei parlare di dolcezza?
Quando
sento l’amarezza.
L’oppressore
si diletta.
Ha
battuto la mia bocca.
Non ho
un compagno nella vita.
Per
chi posso essere dolce?
Non
c’è nessuna differenza tra parlare, ridere,
Morire,
esistere.
Soltanto
io e la mia forzata solitudine
Insieme
al dispiacere e alla tristezza.
Sono
nata per il nulla.
La mia
bocca dovrebbe essere sigillata.
Oh, il
mio cuore, lo sapete, è la sorgente.
E il
tempo per celebrare.
Cosa
dovrei fare con un’ala bloccata?
Che
non mi permette di volare.
Sono
stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non
ho dimenticato la melodia,
Perché
ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore
Ricordando
a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia
Per
volare via da questa solitudine
E
cantare come una persona malinconica.
Io non
sono un debole pioppo
Scosso
dal vento
Io
sono una donna afgana
E la
(mia) sensibilità mi porta a lamentarmi.
Nadia
Anjuman massacrata di botte dal marito, ricercatore universitario della facoltà
di lettere, per aver osato declamare in pubblico versi tratti da un suo libro
di poesie, che parla d’amore, “Gul-e-dodi’” (Fiore rosso scuro). Per
le autorità afgane Nadya è morta d’infarto.