Non è possibile.
Questa città è un inganno.
Non è possibile che le palme si pieghino
a accarezzare il crine dei cavalli
e gli occhi delle puttane siano teneri
come in una Venere di Luca Cranach
non può essere che il vento sollevi le gonne
e tutte le gambe siano belle
e che i consiglieri vadano in bicicletta
dall’autunno all’estate e viceversa.
Non è possibile.
Questa città è un inganno.
Non è possibile che nessuno senta turbamento per la mia pigrizia
e che i sospiri mi eccitino tanto quanto gli urrà
e io possa sputare con innocenza e gioia
non sul ritratto ma proprio su un signore
non è possibile che ogni terrazzo con l’antenna
trovi finalmente il proprio raggio giustiziere e tempestivo
e che i suicidi guardino l’abisso e vi si lancino
come fosse da un ricordo a una piscina.
Non è possibile.
Questa città è un inganno.
Non è possibile che le streghe sorridano a bruciapelo
e che la mia insonnia scricchioli come un osso
e che l’ufficiale e il sottufficiale di polizia piangano
come il coccodrillo e il salice rispettivamente
non può essere che io mi trovi a correggere le bozze
della mia stessa elogiativa nota funebre
e che l’autoambulanza proceda senza farsi notare
e le campane suonino solo come campane.
Non è possibile.
Questa città è un inganno.
Oppure è vera
e allora
d’accordo
mi chiudano pure in una cella.
Da Nozione di patria