Ho incontrato la schiavitù cieca,
che annoda il presente degli uomini
al passato dei loro genitori,
e li spinge a sottomettersi ai loro usi e costumi,
ponendo spiriti antichi entro corpi nuovi.
Ho incontrato la schiavitù muta
che vincola la vita di un uomo
a una donna aborrita,
e pone il corpo di una donna
nel letto di un uomo detestato,
soffocando spiritualmente
l’esistenza di entrambi.
Ho incontrato la schiavitù sorda
che spegne anima e cuore
riducendo l’uomo alla vuota eco di una voce
e alla miserevole ombra di un corpo.
Ho incontrato la schiavitù zoppa
che pone il collo di un uomo
sotto il dominio di un tiranno
e sottomette corpi vigorosi e animi fragili
ai figli dell’avidità,
che se ne servono come strumenti
del proprio potere.
Ho incontrato la schiavitù squallida,
che discende con gli spiriti dei bambini
dal vasto firmamento
nella casa della miseria,
dove bisogno e ignoranza convivono,
e l’umiliazione risiede
porta a porta con la disperazione.
E i fanciulli crescono da miserabili,
e vivono da criminali
e muoiono disprezzati come reietti
di cui è negata l’esistenza.
Ho incontrato la schiavitù sottile
che definisce le cose con nomi diversi
da quelli a loro propri
e chiama astuzia un’intelligenza,
e vacuità una sapienza,
e debolezza una tenerezza,
e codardia un deciso rifiuto.
Ho incontrato la schiavitù contorta
che fa tremare di paura
la lingua dei deboli
e li induce ad esprimere cose diverse
da quelle che loro pensano;
mentre ostentano di meditare
sulla propria situazione.
diventano come sacchi vuoti,
che perfino un fanciullo può ripiegare
o appendere.
Ho incontrato la schiavitù china
che prende possesso di un popolo
per adeguarsi alle leggi
e alle regole di un altro;
e la sua schiena si incurva sempre di più
ogni giorno che passa
Ho incontrato la schiavitù perpetua,
che incorona re i figli dei monarchi,
e non ne considera il merito.
Ho incontrato la schiavitù nera
che imprime per sempre un marchio
di vergogna e disonore
sui figli innocenti dei criminali.
Contemplando la schiavitù
ti accorgi ch’essa possiede
il perverso potere
della continuità e del contagio.
Slavery – da “A treasury of Khalil Gibran”