Vienimi sopra il cuore, anima sorda e crudele,
Tigre adorata, mostro dalle arie indolenti;
Le mie dita che tremano io voglio lungamente
Affondare nel gorgo dei tuoi folti capelli;
Voglio nelle tue gonne, intrise del tuo odore,
Seppellire la testa che mi duole
E respirare come un fiore fradicio
Del mio amore defunto il dolce afrore.
Voglio dormire! Meglio che vivere è dormire!
In un sonno che è dolce come è dolce la morte.
Senza rimorso stenderò i miei baci
Sul tuo corpo lucente come il rame.
Nulla più che l’abisso del tuo letto
Per sciogliere i singhiozzi nella quiete;
L’oblio profondo sta sulla tua bocca
e solo nei tuoi baci scorre il Lete.
E al destino, che è ormai la mia delizia,
Obbedirò come un predestinato,
Come un martire docile, un puro condannato
Che attizza col fervore il suo supplizio,
E succhierò, per spegnere il rancore,
Il nepente e la provvida cicuta
Sulle punte incantevoli di quel tuo seno eretto
Dove mai ha trovato la sua dimora un cuore.
Letta da Gianni Caputo