Mia bella, tutta la struttura,
tutta la tua sostanza mi va a genio,
tutta arde dal desio di farsi musica
e tutta è bramosa di rime.
Ma nelle rime si spegne il destino
e la dissonanza dei mondi fa ingresso
come una verità nel nostro piccolo mondo.
E la rima non è replica di righe,
ma gettone per la guardaroba,
cedola per un posto accanto alle colonne
nel brontolio d’oltretomba di tuberi e grembi.
E nelle rime respira quell’amore
che qui si sopporta a fatica,
dinanzi al quale aggrottiamo le ciglia,
corrugando la radice del naso.
E la rima non è replica di righe,
ma permesso d’entrata per dare,
come un mantello in cambio d’una placca,
il pesante fardello dei mali,
la paura del chiasso e del peccato
in cambio della sonora placca del verso.
Mia bella, tutta la sostanza,
tutta la tua struttura, mia bella
mozza il fiato e sospinge al cammino
e sospinge a cantare e diletta.
A te innalzò le sue preghiere Policleto.
Le tue leggi sono promulgate.
Le tue leggi nelle distanze degli anni.
Tu mi sei nota da tempi lontani.
Letta da Domenico Pelini