Ero matto, io? No. Ero solo vecchio, senza più obblighi, e volevo essere quel che ho sempre voluto essere: esploratore.
Non più del mondo esterno – più o meno quello l’ho conosciuto –, ma del mondo che da sempre i saggi di tutte le culture dicono essere dentro ognuno di noi.
L’uomo moderno pensa sempre meno a quel mondo.
Non ne ha il tempo.
Spesso non ne ha l’occasione. La vita che facciamo, specie nelle città, non ci fa più pensare in grande, presi come siamo a correre in continuazione dietro a un qualche dettaglio, a una qualche piccolezza che ci fa perdere il senso del tutto.
Me ne ero accorto, alla fine, nel mio stesso mestiere.
Dovevo raccontare le guerre, ma non chiedermi perché, con tutto il progresso di cui l’uomo si vanta, le guerre sono ancora così parte della sua esistenza e perché, quanto più civili e progrediti sono i paesi, tanto più investono enormi capitali per studiare nuove armi capaci di uccidere sempre meglio e di più.