Avevo 14-15 anni quando in via Ponte alle Mosse, a Firenze, vidi mia madre picchiare una mascalzona, che maltrattava i prigionieri tedeschi.
Prigionieri incatenati e ammassati su un camion aperto. Il camion s’era fermato accanto al marciapiede e la mascalzona, peraltro moglie d’un ex-federale fascista (cosa che la dice lunga sugli italiani voltagabbana) s’era messa a colpirli con schiaffi e con pugni.
Beh non so immaginare una donna che a quel tempo odiasse i tedeschi più di mia madre. […]
Non so immaginare nemmeno una signora più garbata, quindi meno manesca, di mia madre.
Eppure appena s’accorse che nessuno reagiva allo scempio si gettò su quella donna come un gatto infuriato.
La agguantò per il collo e prese a picchiarla selvaggiamente. In faccia, sulla testa, sullo stomaco.
E picchiandola ruggiva: – Miserabile, iena vigliacca! Non si tocca un uomo in catene! Un uomo in catene è sacro anche se è un sudicione come te! -.
Non l’ho mai dimenticato.