Noi donne siamo nate – o siamo state educate così? – attente a tutto quello che accade agli altri, ma assai poco a ciò che ci riguarda in prima persona.
Nel linguaggio del non detto, viviamo protese verso “l’altro finale”: la maternità.
I figli maschi non si accorgono di nulla, loro giocano a pallone; le femmine, invece, si preoccupano perché il viso della mamma è segnato dalla tristezza: da sempre sanno riconoscere le espressioni della tristezza.