Il linguaggio è un traditore, un agente segreto doppio giochista che scivola tra un confine e l’altro nel cuore della notte.
È una pesante nevicata su un paese straniero che nasconde le forme e i contorni della realtà sotto un manto di nebuloso biancore.
È un cane azzoppato che non riesce mai a eseguire correttamente gli esercizi richiesti.
È un biscotto allo zenzero che, lasciato a inzupparsi per troppo tempo nel tè dei nostri auspici si sbriciola diventa niente.
È un continente perduto.
Il linguaggio è un amante crudele e fedigrafa;
è un baro astuto dalle maniche pullulanti di assi;
è un suono distante di flauto in una notte nebbiosa, che ci tormenta con melodie semi dimenticate;
è la luce all’interno del frigorifero che mai si spegne finché noi restiamo a guardarla;
è una tovaglia troppo corta;
è un coltello nell’acqua.