Vorrei che le parole per me non avessero tutta questa importanza, vorrei che non m’incatenassero a chi le dice, a chi le ho dette.
E maledico i ricordi felici perché fanno più male di quelli feriti.
Mi tornano in mente le vacanze estive, l’immagine di me bambina, il bagno al largo.
Gli altri nuotavano dandosi slancio in lunghezza, con movimenti fluidi si mischiavano alle onde, seguivano la corrente, io m’immergevo quasi perpendicolare all’acqua, spingevo coi piedi, tenevo il respiro, volevo misurare il fondo, toccarlo, prendere una manciata di sabbia e portarla in superficie.
Risalivo in modo scomposto, gli occhi rossi, il fiato grosso, stringevo la sabbia bagnata in pugno e mi sentivo più forte, sapevo cos’era il fondo, ero capace di toccarlo e risalire, la corrente fino a quel punto era un pericolo che sapevo gestire.