Sento
tenerezza, tenerezza fino alle lacrime, per i miei libri di altri nei quali
faccio i conti, per il calamaio vecchio, per le spalle curve di Sergio che poco
più in là prepara bollette d’accompagnamento.
Sento affetto per tutto questo, forse perché non ho più niente da amare: o
forse anche perché niente merita l’amore di un’anima; e se dobbiamo dare amore
per sentimentalismo, è indifferente se lo riserviamo alle piccole sembianze del
calamaio o alla grande indifferenza delle stelle.
Forse la mia sorte è di essere un contabile in eterno; e la poesia o la
letteratura una farfalla che posandosi sulla mia testa mi rende tanto più
ridicolo quanto maggiore è la sua bellezza.