Quarta notte
“Guardate il cielo, Nasten’ka, guardatelo!
Domani sarà una giornata stupenda; che cielo azzurro e che luna!
Guardate quella nuvola gialla che sta per coprirla, guardate, guardate!…
No, le è passata accanto. Guardate, guardate!…”.
Ma Nasten’ka non guardava la nuvola, stava ferma, in silenzio, come inchiodata al suolo; dopo un istante timidamente si strinse a me.
La sua mano nella mia tremò; la guardai…
Si strinse ancor più forte a me.
In quel momento passò vicino a noi un giovane.
Egli si fermò improvvisamente, ci guardò con attenzione e poi fece di nuovo qualche passo.
Il mio cuore trasalì…
“Nasten’ka”, dissi a voce bassa, “chi è quello?”.
“È lui!”, rispose sussurrando, avvicinandomisi ancora di più e stringendosi ancora più forte a me…
A malapena mi reggevo sulle gambe.
“Nasten’ka! Nasten’ka! Sei tu!”.
Si sentì una voce dietro di noi, e nello stesso attimo il giovane fece alcuni passi verso di noi.
Dio, che grido! Come sussultò! Come si divincolò dalle mie mani per corrergli incontro!…
Io stavo fermo a guardarli, più morto che vivo.
Gli strinse la mano e si gettò tra le sue braccia, poi corse di nuovo verso di me, mi si fermò vicino, veloce come il vento, come il lampo, e, prima ancora che io potessi riprendermi, mi abbracciò con tutt’e due le mani e mi baciò forte, con passione.
Poi, senza dire una parola, si gettò di nuovo verso di lui, lo prese per mano e lo trascinò dietro di sé.
Rimasi lì a lungo, continuando a guardarli…
Infine entrambi scomparvero dai miei occhi.
Recitato da Paolo Rossini con Gianna Gesualdo