Da noi non vigeva una legge che sancisse la discriminazione sul lavoro, a meno che non si voglia considerare un’apartheid, per ottenere un impiego, dover prima vantare l’appartenenza a un partito, alla chiesa, alla massoneria, alla mafia, o l’essere stati raccomandati come bravi ragazzi da qualche uomo di potere.
In Italia non c’era stata una rivolta popolare né avevamo messo a ferro e fuoco le città.
Se restavamo senza lavoro preferivamo suicidarci che uccidere.