Mi chiedevo quali sono i limiti di tolleranza alla fatica e all’esasperazione e all’inutilità che un’amicizia dovrebbe avere, prima di diventare una specie di vocazione missionaria o una storia d’amore unidirezionale equivocata e dissimulata tutto il tempo.
Mi chiedevo se aveva avuto senso passare così da casa di Misia a quella di Marco; se era sano il modo che avevo di appoggiarmi a uno di loro due senza riuscire a immaginarmi nessun’altra scelta autonoma.
Mi chiedevo se il legame non visibile che c’era tra noi tre era una forza, o invece un limite fatale alle nostre vite individuali.